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I preziosi manoscritti del Béjaja

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2011 19:50
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17/12/2011 19:50


Pochi mesi prima della sua tragica morte Attilio Gaudio, etnologo ed antropologo, giornalista e celebre africanista, nel giugno 2002 ci informava dell’esistenza di un’antica biblioteca berbera scoperta in Algeria. Il suo articolo pubblicato sulle pagine del sito di Itinerari Africani è stato visto a Béjaia in Algeria (i miracoli di internet!!) dal signor Mechehed Djamel - eddine, curatore e responsabile della biblioteca in questione.



Oggi, a distanza di 2 anni riceviamo la conferma dell’esistenza di questa straordinaria biblioteca situata nel cuore della Cabilia che, con più di 600 volumi suddivisi tra manoscritti, e copie dal XV al XX secolo, sono un’importantissima memoria storica delle popolazioni berbere che hanno vissuto dall’epoca medioevale fino al XIX secolo, e permettono di avere un’idea ben precisa sulla letteratura maghrebina di quell’epoca.
Attualmente è l’unica biblioteca della Cabilia ad essere stata catalogata al punto che numerosi studiosi europei ed algerini affermano che, per la nutrita messe di documenti, è una miniera d’oro per ricercatori, storici, linguisti ed antropologi. Il responsabile, conservatore e documentarista sig. Mechehed Djamel – eddine, è anche l’autore del prezioso lavoro di catalogazione che sarà pubblicato dall’Islam Heritage foundation di Londra. La collezione comprende opere in lingua berbera (Tamazight) trascritte in caratteri arabi. I manoscritti sono nel complesso 476 e sono suddivisi in 20 sezioni che vanno dal diritto alla storia, dalla filosofia alla religione;la matematica e la medicina, atti notarili e registri commerciali del XV secolo e copie del Corano. Ciascun volume è stato catalogato con un codice seguito da due cifre, il titolo ed il nome dell’autore, l’epoca di redazione ed i nomi degli eventuali copisti. I testi medioevali più preziosi sono quelli in lingua berbera anche perché trattano discipline scientifiche come l’algebra, la geometria e l’astronomia che all’epoca davano prestigio all’ateneo di Béjaia. Fu proprio a Béjaia nel XII secolo che venne a studiare il matematico pisano Leonardo Fibonacci (1170 – 1240), confermando il grande flusso di letterati e scienziati che univano l’Occidente e l’Oriente. Forse non tutti sanno che i numeri arabi furono diffusi in Europa proprio dall’università di Béjaia.



Mechehed Djamel – eddine ci fa sapere che la biblioteca privata di Cheikh al-muhub Ulahbib è stata una delle più importanti biblioteche del Maghreb da un punto di vista delle diversità delle discipline rappresentate. La collezione Ulahbib raggruppa l’insieme delle opere che la famiglia ha ricevuto dai suoi antenati, o ha acquistato, scambiato e realizzato delle copie.
La biblioteca fu costituita presso un modesto villaggio nelle montagne della Cabilia, Tala Uzrar a 20 km dalla città di At – Urtilan nel XIX secolo, grazie a Muhub Ulahbib al Aghbuli nato nel 1822 da una famiglia di letterati. La biblioteca comprendeva nel XIX secolo circa 1000 volumi. Il merito va a due intellettuali della famiglia che hanno scritto a loro volta testi importanti: Lmuhbub Ulabib nato nel 1822, e suo figlio minore Lmahdi nato nel 1892. Lmuhbub in particolare, studiò nella famosa zaouia (centro di studi) di Cheikh Aheddad (1790 - 1873) approfondendo le sue conoscenze in astronomia e scienze naturali.
Fu grazie alla prontezza del custode El-mahdi e della nuora Zahira che gran parte dei manoscritti furono salvati dall’incendio e dal saccheggio provocati dall’armata coloniale francese nel 1957, e nascosti in una baita in pietra conosciuta solo a pochi.
Vi rimasero sepolti fino al 1995 quando Mecheheb djamel inizia il lento lavoro di recupero dei manoscritti della collezione Ulahbib, ricostituendo la biblioteca.
Di particolare interesse i testi in lingua berbera della storia locale come l’epidemia del 1753, l’invasione delle cavallette del 1850, l’insurrezione berbera del 1871 oppure le opere dello storico berbero Ibn Khaldoum e gli scritti dello storico di Béjaia Ibn Hammad (1150 – 1230)
Ad oggi è stata messa a disposizione di scienziati e ricercatori del mondo intero senza averne avuto nessun beneficio, o aiuto alcuno. Anche perché questa era la volontà del fondatore Lmuhub Ulahbib, che nel 1852 scrisse in proposito: “Le mie opere, vergate, copiate o acquistate, devono essere utili sia a coloro che sono colti sia a coloro che vogliono istruirsi. Per questo proibisco a chiunque di scrivere delle aggiunte o di fare cancellature”.



Fonte.

Tina.

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